NO ALLA POVERTÀ SANITARIA. LA SALUTE NON È UN PRIVILEGIO MA UN BISOGNO PRIMARIO

Lo stato di salute della sanità in Italia è gravissimo e rischia di andare in coma. Non possiamo più ignorare il fatto che sempre più persone, soprattutto le più vulnerabili, stanno rinunciando alle cure a causa della diminuzione della spesa sanitaria e dell’inasprimento delle proprie condizioni economiche. Milioni di persone si trovano costrette a scegliere tra la propria salute e altre necessità basilari, come un’alimentazione sana e l’istruzione dei propri figli. Tutti i cittadini hanno un eguale diritto alla salute, ma nel nostro Paese non è più così: solo chi ha soldi si cura e ciò determina disuguaglianze economiche e sociali insanabili.

Serve una rivoluzione culturale per comprendere che la sanità non rappresenta solo un costo, ma un diritto primario che deve essere garantito a tutti, così come previsto dalla nostra Costituzione.
Garantire l’accesso universale ai servizi sanitari e assicurare risposte e cure tempestive alle esigenze dei cittadini rappresenta per l’Adoc una battaglia di civiltà. È per questo che abbiamo deciso di lanciare una campagna nazionale “No alla povertà sanitaria. La salute non è un privilegio ma un bisogno primario”, una campagna di sensibilizzazione e informazione in ogni Regione d’Italia per rendere esigibile questo diritto e pretendere dalle Istituzioni il rispetto della salute di tutti i cittadini, recuperando ritardi e limiti di un sistema che penalizza i pazienti, il personale sanitario e tutto il Paese. Madrina della campagna è l’attrice Rosanna Banfi.

Per affrontare questa sfida, sono necessari maggiore impegno e trasparenza da parte delle Istituzioni e un ruolo protagonista delle cittadine e dei cittadini.
Serve un piano straordinario per la sanità pubblica. L’Italia è il Paese che investe meno rispetto agli altri Paesi europei. Non sono più rinviabili investimenti nel comparto a partire dall’assunzione del personale, a condizioni lavorative dignitose e con garanzie retributive adeguate, al rilancio dell’edilizia ospedaliera per ovviare alla mancanza di posti letto e all’adeguamento degli ospedali più vetusti. Infine, occorre abbattere le infine liste d’attesa che di fatto stanno facendo aumentare gli squilibri territoriali, generazionali e di genere e che rischiano di amplificarsi ancora di più con la proposta di legge sull’autonomia differenziata.

È urgente velocizzare il processo della medicina territoriale: a tre anni dal Covid siamo ancora in alto mare, bisogna arrivare in tutti i luoghi, nelle periferie e nei territori più lontani, bisogna raggiungere chi non può permettersi di spostarsi o “emigrare” per le cure. I medici da soli non possono affrontare le nuove sfide della medicina moderna. Servono ospedali e case di comunità, luoghi fisici ai quali i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria e non intasare pronto soccorso e ospedali, progetti questi previsti e in molti casi rimasti sulla carta.

A fronte dell’evoluzione delle malattie rare e degenerative, dell’importanza del benessere psico-motorio, soprattutto tra i minori e anche a causa dei cambiamenti climatici, è basilare rimettere al centro il tema della prevenzione attraverso la formazione. Un investimento necessario per ridurre le spese sanitarie di domani e per un sistema sanitario più sostenibile. Tra le proposte chiediamo di istituire un’ora di educazione sanitaria nelle scuole, di ogni ordine e grado.

Proponiamo, infine, la costituzione un Osservatorio sulla povertà sanitaria, un luogo anche di monitoraggio che raccolga e renda trasparenti tutti i dati relativi alla sanità, formato da Ministeri, Regioni, Associazioni degli operatori sanitari e Associazioni dei Consumatori. Solo attraverso un approccio collaborativo, responsabile e trasparente sarà possibile affrontare le sfide attuali e garantire risposte tempestive alle esigenze delle persone.

Dichiarazione di Anna Rea, Presidente ADOC Nazionale

Sintesi del Report sulla povertà sanitaria